I Campionati Europei del 2020 sono vicini, e la nuova Nazionale guidata da Roberto Mancini si prepara alla sfida per riscattare la brutta figura del 2018, il fallimento che ha portato addirittura alla mancata qualificazione per l’ultima edizione della Coppa del Mondo.
Riuscirà il nuovo Commissario Tecnico a trovare la formula giusta per ricostruire una squadra che sembrava allo sfascio e a centrare la qualificazione agli Europei?
Cerchiamo di capirlo analizzando il nuovo corso che la Nazionale maggiore ha intrapreso dopo l’epocale esclusione dai Campionati Mondiali.
Partiamo proprio dal Commissario Tecnico: chi è Roberto Mancini?
Nato a Jesi nel 194, Mancini è stato uno dei centrocampisti offensivi più forti che il nostro calcio ha prodotto negli ultimi 30 anni. È stato candidato due volte al Pallone d’Oro, ha vinto molti trofei sia da giocatore che da allenatore, e dall’anno scorso è il nuovo CT della Nazionale.
Fantasista, numero 10 per eccellenza, giocatore di immensa classe e dal carattere forte, ha iniziato la sua carriera professionistica nel Bologna, ma è con il passaggio alla Sampdoria all’inizio degli anni ’80 che ha mostrato tutto il suo talento, trascinando la squadra fino allo Scudetto. Gol, dribbling e assist erano il suo marchio di fabbrica.
Dalla Sampdoria alla Lazio, Mancini continua a far innamorare e sognare i tifosi conquistando un altro Scudetto, una Coppa delle Coppe e una Coppa UEFA.
Nel 2001 invece comincia la sua vera e propria avventura come allenatore, a Firenze, che continuerà fino all’attuale incarico passando per le panchine di Lazio, Inter, Galatasaray, Manchester City e Zenit di San Pietroburgo. Nel maggio del 2018 approda infine a Coverciano.
Adesso però concentriamoci sulla Nazionale e diamo un’occhiata alla situazione azzurra, in campo e fuori.
La figuraccia dell’anno scorso ha rappresentato a memoria forse il periodo più nero del calcio italiano: alla mancata qualificazione ai Mondiali sono seguite forti polemiche, analisi tecniche e tattiche spietate, pettegolezzi e considerazioni che non hanno certo fatto onore alla dirigenza azzurra.
Gran parte della colpa è stata addossata all’ex Commissario Tecnico Giampiero Ventura, reo di non essere riuscito a mettere in campo una squadra competitiva e di non aver saputo gestire lo spogliatoio e l’ambiente azzurro in generale.
Non ci addentreremo nell’analisi dei motivi che hanno portato la nostra Nazionale così in basso, ma guardando i risultati e il gioco espresso sul campo non riusciamo certo a entusiasmarci – il pareggio a reti inviolate e la successiva sconfitta nel doppio confronto contro la Svezia sono il riassunto perfetto del ciclo Ventura.
Vero è che il livello tecnico dei nostri giocatori non fosse eccelso, la fine di un ciclo di vecchie glorie e il ricambio forse meno che parziale sono due fattori da tenere in considerazione: il calcio italiano, dopo lo scandalo di Calciopoli, ha attraversato una fase buia, e queste sono le conseguenze che stiamo ancora pagando.
Adesso la palla è passata all’ex numero 10 doriano, Roberto Mancini, un campione che si è sempre fatto sentire, in campo e fuori. Avrà il difficile compito di inaugurare un nuovo ciclo azzurro, partendo dai giovani, salutando i giocatori che hanno fatto la storia della nazionale portando a casa una Coppa del Mondo, ma soprattutto aiutando l’establishment FIGC a creare un clima più favorevole e collaborativo di quanto ci sia parso di vedere fino a oggi.
Se centrare la qualificazione ai Campionati Europei è l’obiettivo primario, per l’estate 2020 sogniamo di vedere tornare la Nazionale a giocare come siamo abituati, a imporsi nel calcio che conta, ma soprattutto a vincere. Perché ormai ci siamo scordati come si fa.